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Primi passi nel lavoro autonomo: come emettere ricevuta con ritenuta d'acconto

Come funziona e cosa c'è da sapere

Chiara Buratti
Guide per professionisti
Il lavoro autonomo ti attira ma ancora non sei sicuro di aprire una partita IVA? Oppure non sai bene come cominciare e se sarai in grado di sostenerla? Ecco, a queste domande risponde perfettamente la possibilità di svolgere lavoro autonomo occasionale emettendo ricevuta con ritenuta d’acconto. Come forse già saprai, si tratta di uno strumento che ha dei limiti su tempistiche e reddito, ma è un’ottima possibilità per esplorare un nuovo campo lavorativo, per svolgere attività accessorie alla propria, per iniziare una nuova avventura senza troppe complicazioni dal punto di vista degli adempimenti fiscali. L’idea ti incuriosisce? Approfondiamone insieme gli aspetti principali, imparando anche come emettere una ricevuta con codice fiscale e ritenuta d’acconto.

 


Indice dei contenuti

 

La ritenuta d’acconto: cos’è questa sconosciuta? Quali limiti ci sono?

La «ritenuta d’acconto» è il nome con cui popolarmente è chiamata la prestazione di lavoro autonomo occasionale: si preferisce tagliar corto nel linguaggio comune, come sempre, e si utilizza come discrimine la ritenuta d’acconto perché questa è l’unico adempimento che il datore di lavoro deve svolgere nei nostri confronti dal punto di vista fiscale.

Di che tipologia di lavoro si tratta, quindi? E chi lo può svolgere?

Il lavoratore autonomo occasionale è chi svolge un’opera o un servizio a favore di un committente senza vincolo di subordinazione, senza inserimento nella sua organizzazione – quindi non come dipendente – per un tempo limitato e con un tetto massimo sui compensi.

Moltissime figure possono svolgere attività di prestazione occasionale: sono compresi anche i pensionati, i disoccupati e gli studenti.

I due paletti principali al suo utilizzo sono:

  • la natura occasionale della prestazione, punto fondamentale: è tale caratteristica che ci consente di aprire la famosa partita IVA. Non c’è più un limite vero e proprio di giornate massime di collaborazione con un committente, ma deve essere nitido il suo aspetto saltuario
     
  • 5000 € massimo per anno solare: la somma dei compensi percepiti da chi svolge lavoro tramite prestazione occasionale non può essere superiore ai 5000 euro lordi in uno stesso anno solare; ancora, se verso uno stesso committente le prestazioni sono più di una, il massimo è di €2.500 euro netti l’anno.

 

 

I vantaggi della prestazione occasionale: l’ideale per muovere i primi passi nel lavoro autonomo o per arrotondare

Abbiamo detto che il tetto dei compensi è di 5000 €, quindi non si può contare su questa tipologia di lavoro per viverci: dunque, perché dovrebbe convenire?

  • Sotto questo limite non si devono pagare i contributi INPS: un bel risparmio
  • permette di arrotondare le proprie entrate del lavoro principale (o della pensione) senza spendere tutto ciò che si guadagna in più in tasse
  • consente di dare uno sguardo informato e consapevole al lavoro autonomo, iniziando a comprenderne le dinamiche senza un grosso impegno in termini di tempo, tassazione e obblighi da assolvere
  • sprona a trovare una propria organizzazione lavorativa, senza che altri indichino la strada o diano paletti di orari e modalità: un primo assaggio di oneri e onori del lavorare in proprio

 

 

Come si emette una ricevuta per prestazione occasionale?

Una volta finito il lavoro per il quale si è stati incaricati, arriva il momento dell’emissione della ricevuta a quietanza del pagamento percepito.

La ricevuta per prestazione occasionale deve contenere queste informazioni:

  • i dati anagrafici del lavoratore occasionale (nome, cognome, luogo e data di nascita, codice fiscale) che emette la ricevuta
  • i dati del committente (anche qui nome e cognome oppure ragione sociale se si tratta di una società, partita IVA o codice fiscale, indirizzo)
  • la descrizione della prestazione svolta, aggiungendo magari dei riferimenti temporali o particolari note se è opportuno
  • l’importo lordo del compenso
  • l’importo della ritenuta d’acconto, cioè il 20% dell’importo lordo, che il datore di lavoro dovrà pagare all’Irpef tramite F24
  • l’importo netto percepito, determinato sottraendo la ritenuta al compenso lordo 
  • l’assolvimento del pagamento del bollo di € 2,00 per le prestazioni che superano i € 77,47 (sull’originale, che va consegnato al cliente; sulla copia del lavoratore sarà sufficiente indicare: “Imposta di bollo assolta sull’originale”)
  • data, luogo e firma del prestatore che rilascia la ricevuta
  • la dicitura “Prestazione fuori campo IVA ai sensi dell’art. 5 del DPR 633/72”.


E poi, come si pagano le tasse? È abbastanza semplice, perché i compensi percepiti per lavoro autonomo occasionale devono essere dichiarati tra i redditi diversi come “redditi derivati da attività di lavoro autonomo non esercitate abitualmente o dalla assunzione di obblighi di fare, non fare o permettere”, sapendo che l’Irpef è già stato saldato dal datore di lavoro.

 

Esempio di ricevuta fiscale con ritenuta d'acconto

 

 

Ritenuta d’acconto o partita IVA? Un dubbio non poi così amletico

Iniziamo con i paletti per definire chi non può utilizzare questo strumento, togliendoci così i primi dubbi:

  • i professionisti iscritti in appositi albi per i quali è sempre obbligatoria l’apertura della partita IVA, per ogni tipo di prestazione professionale, anche occasionale
  • chi svolge un’attività in maniera abituale, anche se non necessariamente in modo esclusivo o prevalente: in questo caso la ricevuta per prestazioni occasionali non è più sufficiente, anche perché è facile che si sfori il tetto dei 5000 €

E poi pensiamo al valore reale di questo strumento: serve per lavori dal carattere occasionale, che servono per lo più ad arrotondare o a partire con un lavoro autonomo. Nel primo caso, la scelta migliore è chiaramente quella di proseguire con la formula della ritenuta d’acconto stando attenti a non superare il massimale; nel secondo caso la scelta è meno ovvia.

Anche se stai muovendo i primi passi come libero professionista, non è detto che convenga la prestazione occasionale o per una questione di immagine o per una questione di opportunità: potrebbe essere infatti che prevedi da subito di guadagnare più dei famosi 5000 euro, quindi non avrebbe senso utilizzare prima un regime poi un altro; ancora, con clienti blasonati è importante presentarsi da subito come professionisti seri, quindi sarà opportuno scegliere di partire subito con la partita IVA per mostrare intenzioni e capacità solide.

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