Indice dei contenuti
- Cos’è lo smart working?
- Le 3B dello smart working: Behaviours, Bytes, Bricks
- Le abilità del freelance “smart”
Cos’è lo smart working?
Lo smart working è sostanzialmente un diverso approccio al modo di lavorare. Nasce per conciliare le necessità del cliente, alla ricerca di una sempre maggiore produttività, con il desiderio di indipendenza del freelance. Tra gli elementi che lo caratterizzano, ricordiamo alcuni aspetti chiave:
- Il lavoro viene svolto nei luoghi e nei momenti più pertinenti, anche lontano dall’ufficio;
- I sistemi di comunicazione tradizionali sono soppiantati da più agili tecnologie collaborative, per una cooperazione semplificata e indipendente dalla posizione fisica;
- L’intera struttura organizzativa dà precedenza alla flessibilità, non più intesa come eccezione alla regola, bensì come norma;
- La misura delle prestazioni privilegia i risultati e il rendimento, invece del numero di ore di lavoro.
Lo smart working pone quindi al centro dell’organizzazione soprattutto la persona. Il freelance sarà così valorizzato e responsabilizzato, reso proprietario del suo lavoro e consapevole degli obiettivi aziendali da perseguire. In questo modo, sarà in grado di far convergere i suoi risultati personali con quelli professionali, secondo un modus operandi che garantisca un aumento della produttività.
Quali vantaggi offre?
- Maggiore produttività, a fronte di una migliore prestazione professionale in termini di qualità e quantità;
- Riduzione dei costi e dell’impatto ambientale, grazie all’adozione di spazi flessibili, condivisi e ottimizzati;
- Più indipendenza per il freelance, che può stabilire liberamente dove, quando e come lavorare, servendosi della connettività e del supporto forniti dalla tecnologia;
- Più soddisfazione e motivazione per il lavoratore, al quale è offerta la possibilità di bilanciare vita personale e professionale, secondo un’ottica che supera le tradizionali strutture gerarchiche e premia la realizzazione del singolo individuo. Per approfondire, leggi il nostro articolo sulla motivazione intrinseca.
Le 3B dello smart working: Behaviours, Bytes, Bricks
Un’ottima sintesi dei punti cardine dello smart working arriva da Philip Vanhoutte e Guy Clapperton che, nel libro The Smarter Working Manifesto, identificano i 3 elementi fondamentali coinvolti nel lavoro “agile”, le cosiddette 3B: Behaviours, Bytes e Bricks.
Behaviours sta ad indicare le persone, o meglio, i loro comportamenti organizzativi: non più vincolato agli orari di ufficio, il freelance può finalmente organizzare il suo lavoro nella maniera che ritiene più consona per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. La supervisione lascia così spazio alla fiducia.
Bytes identifica le tecnologie, in particolar modo tutti quegli strumenti collaborativi che assicurano una connettività illimitata e sempre in tempo reale.
Bricks si riferisce agli spazi di lavoro: questi giocano un ruolo significativo sulla concentrazione del freelance e, di conseguenza, sulla sua produttività. Che si lavori da casa, al parco o in un ufficio condiviso, ciò che conta è che l’ambiente sia confortevole e stimolante.
Le abilità del freelance “smart”
Lo smart working non è fatto solo di strumenti e risorse tecnologiche. Oltre alle capacità in ambiente digitale, comunque importanti per sfruttare al massimo le applicazioni e le piattaforme disponibili, al freelance “agile” sono richieste ulteriori competenze, tra le quali:
- Buone doti organizzative: senza qualcuno che monitora costantemente il suo operato, il freelance ha la necessità di autogestirsi e tracciare personalmente i suoi progressi. Per farlo, deve sfoderare le sue migliori capacità organizzative, definire con chiarezza priorità e obiettivi, quindi stabilire (e seguire) una tabella di marcia idealmente suddivisa per attività da svolgere, ordinate in funzione della loro importanza;
- Concentrazione: Lavorando da casa, il rischio che l’incombenza del quotidiano possa prendere il sopravvento sulle attività lavorative è sempre dietro l’angolo, portando a un ciclo di procrastinazione dal quale è difficile uscire. Riuscire a distinguere l’impegno personale da quello professionale è importante, dal momento che permette al freelance di lavorare per meno tempo, ma con più efficienza;
- Indipendenza e mobilità: Lavorare “smart” significa essere capaci di prendere decisioni e risolvere problemi in autonomia, non potendo contare sulla costante presenza di colleghi o superiori. La mobilità aiuta a sopperire le scarse interazioni sociali, grazie alla possibilità di accedere, ovunque ci si trovi, alle informazioni condivise dai propri collaboratori;
- Capacità di comunicazione: Chi opera a distanza ha più che mai bisogno di comunicare in maniera adeguata ed efficace. Solo in questo modo potrà gestire rapporti di successo con clienti e collaboratori, comprenderne le aspettative e stabilire obiettivi condivisi.
Lavorare smart responsabilizza il freelance, che può finalmente scegliere come, dove, quando e con quali risorse svolgere la propria attività. Essere flessibili, tuttavia, non basta: oltre ad acquisire competenze che aiutino a raggiungere un maggior livello di efficienza, occorre rivedere completamente l’idea stessa di lavoro.
Lo smart working abbraccia una realtà complessa e interdisciplinare, che richiede cambiamenti culturali importanti, obbligando a ripensare a concetti quali l’ambiente aziendale, l’interazione con collaboratori e clienti, i processi e le tecnologie fruibili. Si tratta senz’altro di un percorso difficile, ma anche ricco di gratificazioni per entrambe le parti, freelance e aziende.
E, soprattutto, inevitabile: l’organizzazione del futuro sarà sempre più agile, capace di evolvere e di adattarsi con successo al cambiamento.