Indice dei contenuti
- Lo smart working non è telelavoro né lavoro da casa: contano gli obiettivi
- La libera professione e il mondo dei freelance: una sfida quotidiana con noi stessi
- Vantaggi e svantaggi comuni: il rischio di isolamento e l’organizzazione del proprio tempo
Lo smart working non è telelavoro né lavoro da casa: contano gli obiettivi
Siete stufi di sentirvi ripetere che quello che praticamente stanno svolgendo tutti non è il vero smart working? Beh, avete ragione, ma è importante tenere a mente questo concetto, perché questo smart working con carattere emergenziale è molto più vicino al telelavoro che allo smart working vero e proprio, quello che fino a pochi mesi fa sperimentavano i pochi fortunati dipendenti di aziende illuminate.
Di che parliamo? Ad esempio, gli orari non dovrebbero essere quelli «d’ufficio», cioè 09-18, anzi non dovrebbero proprio essere considerati un parametro; anche il luogo di lavoro deve essere definito dal lavoratore, può essere quindi che lavori da casa, ma anche da un caffè in centro città, da un albergo di montagna o da un coworking; la reperibilità deve essere concordata, non è possibile essere raggiunti da chiamate continue che frammentano il lavoro o, peggio, da chiamate o e-mail in orari che possiamo solo definire come maleducati.
L’aspetto più rilevante, però, è come vengono valutati i risultati: se nel lavoro «classico» da scrivania al dipendente è chiesto di impiegare otto ore al giorno per svolgere i suoi compiti, nello smart working la prospettiva dovrebbe essere completamente ribaltata e guardare al risultato conseguito, non al tempo utilizzato. Insomma, se i vostri manager ancora vi chiedono conto di inizio e fine giornata state semplicemente facendo del telelavoro; se, invece, si sono attivati per concordare degli obiettivi (meglio se obiettivi SMART), delle scadenze e delle tappe di revisione, allora siete fortunati perché quello è il vero smart working.
La libera professione e il mondo dei freelance: una sfida quotidiana con noi stessi
Obiettivi, scadenze, gestione del proprio tempo e spazio di lavoro: ma non è questa l’essenza di essere freelance? Beh, quasi. Noi di Taskomat i freelance li conosciamo bene e sappiamo come questo sia l’oro che luccica in superficie.
Essere freelance significa, prima di tutto, avere una mentalità imprenditoriale, accettare il rischio dell’incertezza che la libera professione comporta e sapersi gestire in ogni ambito, non solo nelle incombenze quotidiane proprie di ciascun lavoro.
Ad esempio, un freelance svolge anche i compiti di:
- Commerciale
- Ragioniere
- Recupero crediti
- Organizzatore di eventi
- PR
- Project Manager
e chi più ne ha più ne metta. Il libero professionista, infatti, dev’esser one-man show, occupandosi anche della relazione con i clienti, spesso esigenti, conoscere in tempo reale la propria situazione economica, saper vendere bene il proprio servizio e attirare nuovi clienti, generando un flusso sostenibile di nuove richieste lavorative.
Insomma, la maggiore libertà e la possibilità di crescita economica sono controbilanciate non solo da una maggior incertezza e minori tutele, ma anche dalle molteplici necessità che comporta il lavorare da solo. Questo forse è un aspetto poco considerato quando si valuta se mettersi in proprio o meno ma, in realtà, è ciò che impatta maggiormente sulla propria quotidianità, molto più della tassazione e dell’incertezza.
Vantaggi e svantaggi comuni: il rischio di isolamento e l’organizzazione del proprio tempo
Lo smart working non è così amato – anche se percepito come ancora di salvezza – in questo periodo per due motivazioni principali: la mancanza delle relazioni sociali e un’organizzazione del tempo fallimentare, con il tempo del lavoro che sembra fagocitare tutto il resto.
Questo accade principalmente perché siamo costretti a lavorare da casa, senza soluzione di continuità tra vita privata e professionale, che continuano a sovrapporsi. In realtà, anche se spesso il freelance come lo smart worker lavora in solitaria, in condizioni normali è possibile mantenere ottime relazioni sia con i colleghi della propria azienda – vedendosi in presenza per le riunioni importanti, ad esempio – sia costruirne di nuove, spostandosi in un nuovo luogo di lavoro. Esistono infatti coworking perfetti per questo scopo, utili sia allo smart worker che al freelance; forse anche di più al secondo, per il quale un network ben formato è vitale.
L’organizzazione del tempo, invece, è un vero tallone d’Achille per chiunque lavori da solo, senza la presenza di un supervisore: portare a termine i propri compiti destreggiandosi tra chiamate e attenzione calante non è semplice, specialmente per chi lo sperimenta per la prima volta. I freelance, in più, hanno l’illusione della gestione del tempo, che sembra infinito e dilatato, almeno fino a quando si avvicina la data di consegna di un progetto.
Per arrivare a un modo produttivo di organizzare la propria giornata e il tempo in generale, è fondamentale capire quanto tempo impieghiamo veramente a svolgere un determinato compito: questo servirà per stimare meglio il tempo necessario la prossima volta, ma anche per capire se il compenso che abbiamo chiesto sia adeguato o meno.
Una soluzione è quella di dividere il progetto in piccole unità di lavoro quotidiane, creando una sorta di to-do list spalmata nel tempo in modo da suddividere il carico lavorativo nel modo migliore per arrivare alla data di consegna senza ansie. Questa modalità di lavoro, tra l’altro, potrebbe essere utile anche agli smart worker, per tenere traccia del loro lavoro ragionando per progetto e quindi per obiettivo.
Per approfondire, puoi leggere i nostri articoli: Come organizzare il lavoro per ottimizzare la produttività e Lavorare da remoto al meglio delle tue potenzialità
E tu, stai pensando di dedicarti al tuo progetto personale come freelance oppure lo smart working è lo stimolo in più che stavi cercando in un lavoro da dipendente che già ami? E come fai a organizzare al meglio il tuo tempo? Faccelo sapere nei commenti qui sotto.